COSA È REALMENTE IL “BIOLOGICO”

 

 

Il termine “biologico” è spesso mal interpretato. Il metodo di coltivazione è sicuramente importante, ma quello che più conta è sapere DA DOVE provengono gli ingredienti. Se per assemblare un grissino, il kamut mi arriva su un Boeing 747 dal Montana, lo zucchero su un cargo dal Nordafrica, la margarina su un tir dalla Norvegia… che razza di biologico è?! È vero che l’agricoltura biologica di solito utilizza meno combustibili, ma in questo modo ne viene impiegata una enorme quantità per il trasporto dei prodotti. E sono tutti fattori che, oltre che sull’ambiente, finiscono per gravare sul costo finale del prodotto.

 

Quella che deve essere portata avanti è l’agricoltura sicuramente biologica, ma soprattutto “sostenibile”, con la cosiddetta filiera corta. Ossia una forma di agricoltura che preveda il minor numero possibile di trasformazioni del prodotto, rispettosa tanto del consumatore quanto dell’ambiente e allo stesso tempo economicamente vantaggiosa per i produttori. Se la Calabria produce olive biologiche, non ha senso che le stesse arrivino via mare dalla Grecia.

 

Comodo starsene seduti all’estremità finale della catena alimentare e mangiare quello che ci viene servito.

 

 

L’articolo in foto porta ben in risalto sull’etichetta l’indicazione “AGRICOLTURA BIOLOGICA”. Poi vai a leggere, e cosa proviene di questo prodotto dal biologico? Il kamut, e vabbe’; ma anche la margarina! Questo è un modo di utilizzare il termine “biologico” come un’esca.


Non solo. Si legge benissimo la dicitura “SENZA GRASSI AGGIUNTI”, e poi ci trovi dentro la margarina, i grassi e gli oli vegetali non idrogenati (olio di girasole, olio di palma, stearina di palma)… [se vi steste chiedendo cosa sia la Stearina, è la parte di minor pregio dell’olio di palma, già pessimo di suo].

Non so come sia legalmente possibile tutto ciò.

 

 

 


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Commenti: 2
  • #1

    ANNALAURA (mercoledì, 13 giugno 2012 18:55)

    SONO UNA SOSTENITRICE DEI PRODOTTI "DA AGRICOLTURA BIOLOGICA", PRECISO DA AGRICOLTURA BIOLOGICA CHE RAPPRESENTA UN METODO DI COLTIVAZIONE BEN PRECISO CON UNA SUA NORMATIVA COMUNITARIA. CREDO CHE SI POSSA DISCUTERE SUL FATTO CHE LE MAGLIE DEL REGOLAMENTO SONO TROPPO LARGHE, E SAREI ANCHE D'ACCORDO, MA DEMONIZZARE IL COSIDETTO BIO QUANDO NEGLI SCAFFALI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE CI SONO PRODOTTI INDUSTRIALI CHE FANNO DAVVERO PENA E RABBIA, UNA MATTANZA DI CIBO NEANCHE FOSSIMO MORTI DI FAME E CHE POI VIENE BUTTATO A QUINTALI ALLA FACCIA DAVVERO DI CHI MUORE PER FAME. EBBENE, IL PRODOTTO BIO HA DEI REQUISITI DI BASE CHE ANCHE SE NON SONO PERFETTI RAPPRESENTANO IL PRIMO PICCOLO PASSO VERSO UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DI CIO' CHE MANGIAMO, DI CIO'CHE SIAMO E SOPRATTUTTO, DI CIO' CHE VOGLIAMO DIVENTARE.
    UN SALUTO
    ANNALAURA
    UN SALUTO PIENO DI LUCE A TUTTE LE CRITICHE VERSO IL BIO
    ANNALAURA

  • #2

    GM (martedì, 26 giugno 2012 13:01)

    Non mi pare di aver demonizzato il biologico. Semplicemente vorrei non passasse il concetto che “meno peggio” (cioè il bio) significhi ottimale.