Il paradosso dell'atleta 2

 

L’ex presidente americano George Bush è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per l'applicazione di uno stent in una delle coronarie che si stava ostruendo. Bush è sempre stato molto attento alla propria forma fisica, perciò la cosa meraviglia.

 

In realtà non deve sorprendere. Avere un cuore in forma per l’attività fisica non implica necessariamente avere un cuore adatto per la vita.

 

Non è raro infatti  assistere a degli eventi cardiovascolari (a volte perfino delle morti improvvise) in soggetti dediti all’eccessivo esercizio fisico, in particolar modo aerobico. E come per Bush, anche in quei casi l’osservazione che viene fatta è: era così in forma, magro, allenato, salutista… com’è potuto accadere?

 

Buona parte di questi individui è solita seguire diete piuttosto ricche in carboidrati, che promuovono lo sviluppo della forma più pericolosa di colesterolo (LDL piccole e dense)

Inoltre, nel suo metabolismo il glucosio attraversa prima una fase anaerobica (fosforilazione e glicolisi) che porta a formazione di una certa quota di ATP, e poi una aerobica (ciclo di Krebs e ciclo dei pentosi) in cui si forma molto più ATP, ma anche prodotti tossici come i radicali liberi.

 

Quindi, mangiare più carboidrati significa sì più energia, ma anche più radicali liberi. Questo è il paradosso degli sportivi.

 

È raro che un grande atleta viva molto a lungo: da un lato per via di questa iperproduzione di radicali, dall’altro per via del dopingI farmaci dopanti hanno un effetto sulla membrana mitocondriale: aumentano il flusso di elettroni al di fuori della membrana (come fa l’eccesso di carboidrati), e formano dunque anche loro radicali liberi. Questo potrebbe essere uno dei motivi alla base della SLA e di altri disturbi neurologici di alcuni atleti. 

 

Non è solo il nostro modo di vivere ad essere totalmente diverso da quello dei nostri predecessori, ma anche quello di morire. Moriamo in un modo in cui fino a soli cento anni fa nessun essere umano è mai deceduto.

 

 

Leggi l'altro paradosso dell'atleta.

 

 




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