Dr. Giuseppe Musolino

    

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Le gare di body building: cronostoria di uno stillicidio.

 

 

 

La gara di “resistenza”

Io non posso pensare di andare ad assistere ad una manifestazione sportiva e sorbirmi sei-ore-sei di estenuanti confronti tra sottocategorie delle subcategorie. Mi riferisco al body building. E io sono un appassionato, figurarsi chi non lo fosse e tentasse di avvicinarsi a questo mondo. Le gare di culturismo hanno da sempre interessato solo una sparuta minoranza di spettatori, per lo più addetti ai lavori e parenti degli atleti. E non mi meraviglio più di tanto, giacché assistervi è diventata un’autentica prova di resistenza. Per chi non vi abbia mai preso parte (ma anche per gli habitué, con la speranza che qualcosa finalmente cambi in meglio), cercherò di raccontare nel modo più realistico possibile cosa significhi oggi (nella maggior parte dei casi, mica in tutti, sia chiaro) presenziare ad un evento del genere.

 

 

Che la noia abbia inizio!

Si parte - mooolto approssimativamente - intorno alle 17.00 (in realtà sono le 19.00). I juniores non bastavano, facciamo anche i cadetti! E mica un’unica categoria… no, almeno tre: cadetti sotto i 100 cm, cadetti tra i 101 cm e i 130 cm e cadetti sopra i 130 cm.

Poi, i juniores. E anche qui mica una sola categoria… no, ancora una volta, almeno tre: juniores biondi, juniores bruni e juniores verdi. Intanto si sono già fatte le 21.00, e io sono già stufo di posedown scheletrici e routine robotiche, immaginarsi gli altri. Non pago di ciò, il sagace organizzatore che ti fa? Preso da un impeto di prodigalità, ti regala un bel quarto d’ora di esibizione di… arti marziali; giusto per allungare un po’ i tempi, sennò lo spettacolo durerebbe poco…

 

 

Mosca… di nome e di fatto

Dopo questo elettrizzante intermezzo, finalmente escono i mosca: tre concorrenti! Mezz’ora di agonizzanti “obbligatorie” (perché la mezz’ora del pre-gara mattutino non è bastata ai navigati giudici), per nominare alla fine due ectoplasmici aex-equo e un secondo.

Quando sarebbe ora di iniziare a vedere qualche muscolo degno di tale nome, ecco l’altra idea degli organizzatori per ravvivare la platea: una bella esibizione aerobica delle allieve del quarto gruppo ginnico del settimo cavalleggeri del centro agrituristico “Benessere&salute”. Perché l’obiettivo è quello di attrarre più gente possibile all’evento, cosa impensabile al momento se lo stesso fosse unicamente imperniato sul body building. E allora tocca sorbirsi gente che salta senza un senso, che però porta al seguito parenti e altri parenti. D’altronde, perché mai tentare di concentrarsi su quei quattro gatti che attirerebbe il solo body building? Perché mai privarsi della presenza di zio Tonino e zia Concetta, con tanto di gatti, cani, canarini, pescirossi, patatine e cocacola al seguito?

 

 

L’insostenibile leggerezza dei “leggeri”

Sono già stremato, ma “drogato” di muscoli quale sono, resisto. È la volta dei leggeri. Sforzando la vista riesco a intravedere un qualche cosa che da lontano mi ricorda vagamente un muscolo: sì, quello è il vasto mediale… “C…o dici?!?” – mi riprende il mio accompagnatore – “quella è la rotula!”.

Intanto zio Tonino mi russa alle spalle.

 

 

Bad “Medi”-cine

Sono più o meno le 23.00 e a quasi quattro ore dall’inizio,  la gara (per me)deve ancora cominciare. I medi sono un interminabile stillicidio di nomi e numeri. Per ridurre - o raddoppiare? - lo stesso, qualche genio in passato ha ben pensato di scindere la categoria in due: medio-leggeri e medi. Io avrei fatto di più e ne avrei inserita quantomeno una terza, i medio-pesanti ed eventualmente anche una quarta, i medio-pesantissimi-che-quasi-quasi-arrivano-ai-mediomassimi. Nella categoria in atto, comunque, l’atleta che dovrebbe vincere arriva puntualmente secondo e i fischi che piovono svegliano zio Tonino. Giusto in tempo, perché è la volta delle donne.

 

 

What women want?

Su queste, qualcuno dovrebbe ufficialmente dirmi in quante sub-sotto-sopra-infra-di-con-su-per-tra-fra categorie siano attualmente divise: fitness, fashion, shape, figure, hard, soft, bikini, topless... In tutte le salse: in costume, in abitodasera, in abitodasposa, con grembiule e con frustino. Tutto di tutto, ma di muscoli neanche a parlarne (ripeto, sto parlando di certe gare, non di tutte).

Toltasi la curiosità di vedere le categorie femminili, la maggior parte del pubblico va via, alla faccia degli organizzatori. Zio Tonino, zia Concetta, gatti, cani, canarini e pescirossi, rinvenuta la propria pargoletta che ha appena concluso la sua esibizione di aerobica, se ne infischiano del resto della manifestazione (sempre alla faccia degli organizzatori) e levano le tende. Così, come ogni anno, quando escono i medio-massimi non siamo in più di una ventina a veder continuare la gara. Ai massimi siamo in cinque o sei, con un occhio chiuso e l’altro socchiuso. All’assoluto ci sono solo i giudici.

 

 

Tutti campioni!

Lo si vuole definitivamente capire che così non va? Se l’obiettivo è quello di attrarre i neofiti o i totalmente avulsi al contesto body building, occorre innanzitutto modificare l’impostazione delle manifestazioni. La gara è di body building? Benissimo, si faccia il body building! Non siamo mica a Miss Italia. Poche, essenziali categorie, “cronometrate” (soprattutto in virtù del fatto che esiste un pre-gara in cui ci si potrebbe eventualmente dilungare un po’ di più). Puntualità nell’inizio, serietà nei giudizi e, soprattutto, meno federazioni. Immaginate se il calcio non fosse sotto l’egida della FIGC, ma sotto quella di una miriade di associazioni e associazioncine? Ci sarebbero 27 campionati di calcio, con altrettanti campioni italiani, tutti a gridare per strada di essere i campioni d'Italia. Una cosa ridicola, come lo è attualmente il body building.

 

 

La gara del trash

E ancora, sempre in riferimento al calcio, immaginate se nel bel mezzo della partita ci fossero continue interruzioni, con tanto di esibizioni varie che col calcio non c’entrano niente? Una cosa ridicola e noiosa allo stesso tempo. Ormai, molte gare mi ricordano più delle sagre che delle competizioni sportive. Anni fa, ricordo di aver assistito personalmente a una  scenetta patetica nel bel mezzo di una gara. C’era sul palco una categoria che stava confrontandosi, quando all’improvviso irrompe fra gli atleti una specie di cabarettista vestito da donna, con in una mano un secchio contenete dei panni e nell’altra una corda: poggiato il secchio a terra, divide gli atleti in due gruppi e, loro malgrado, li coinvolge... nel tiro alla fune! Non pago della figura barbina (sua e dei poveri atleti), prende i panni dal secchio e… li appende ad asciugare sulla fune tesa dai ragazzi! Mi sono vergognato io come spettatore.

 

 

$ogni

Meno pagliacciate e meno pagliacci, il mondo del body building non ne ha certo bisogno, è già infangato di suo. Personalmente, da tempo diserto le competizioni (anche come spettatore) e credo che continuerò a farlo se le cose non cambieranno. Tempi biblici, giudizi inappropriati, sacrifici non ricompensati. Per non parlare poi dei ridicoli premi per gli atleti: un barattolo di proteine, un telefonino, una confezione di caffè, un portachiavi… Il tutto dopo aver speso (l’atleta) la modica somma di qualche migliaia di euro per potersi preparare per la competizione. Popolarità? Il giorno dopo, il nome dei vincitori non li ricorda neanche l’organizzatore. Soldi, il mondo gira coi soldi, amico: io spendo soldi per prepararmi per le tue gare, tu mi ricompensi in danaro, non in natura. Anche perché quando io acquisto non li accettano, i miei sogni. Sì, tutti vogliamo i nostri quindici minuti di popolarità, ma di fama si muore. E te lo dice uno che fino a quindici minuti fa, di sogni viveva.