Chiamata anche fagofobia o pnigofobia, è la paura irrazionale di morire soffocati, nel nostro caso a causa del cibo (1, 2).

 

Di conseguenza si dimagrisce ma senza che sia nei piani. Non c’è una preoccupazione per l’immagine corporea come negli altri dca, ma può mascherare un disturbo alimentare.

 

La paura non dipende dall’azione del deglutire in sé ma dagli effetti che si teme possano scaturirne. Spesso all’origine c’è un evento traumatico, ad esempio un’esperienza personale di soffocamento per un boccone andato di traverso (3) oppure di aver visto qualcuno soffocare per lo stesso motivo (1).

A quel punto inizia la strategia dell’evitamento. Cioè la persona inizierà a restringere sempre più il campo alimentare, eliminando progressivamente alimenti ritenuti “pericolosi”. In genere, si comincia con l’eliminare dapprima la carne, poi la pasta (spaghetti e riso in primis), poi alcune verdure e così via, finché nella dieta non rimarranno pochissimi alimenti.

 

Alcuni a un certo punto prendono a nutrirsi di soli omogeneizzati, altri hanno paura anche dei soli liquidi e così al problema del dimagrimento si aggiunge quello della disidratazione. 

Si inizierà a declinare inviti a cene, pranzi di lavoro con una marcata interferenza con il funzionamento psicosociale e ovvie ripercussioni sulla qualità di vita (4).

 

Quando il caso diventa così grave da causare deficit nutrizionali significativi tali da dover ricorrere alla nutrizione enterale o a supplementi orali si sarà di fronte a un ARFID (disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo), un disturbo in cui si manifesta estrema preoccupazione per le possibili conseguenze del cibo ingerito e lo si evita (5).

Modelli di trattamento specializzati consolidati per disturbi alimentari restrittivi come l'anoressia nervosa sembrano essere efficaci per questi casi (6).

 

Potrebbero tornare utili farmaci neurolettici utilizzati nel trattamento dei disturbi psicotici, della schizofrenia, del disturbo bipolare e della depressione maggiore (1, 7).

 

Come per altri disturbi, se la terapia è ben condotta e se c’è la collaborazione del paziente, il ristabilimento ha un’alta probabilità di remissione completa (8).

 

 

  

 

BIBLIOGRAFIA

 

  1. Çolak Sivri R et al, Phagophobia Successfully Treated With Low-Dose Aripiprazole in an Adolescent: A Case Report, Clin Neuropharmacol, 41(4):148-150, 2018.
  2. Rui Lopes R et al,  A case of choking phobia: towards a conceptual approach, Eat Weight Disord, 19 (1):125-31, 2014.
  3. De Lucas-Taracena MT and Montañés-Rada F, [Swallowing phobia: symptoms, diagnosis and treatment], Actas Esp Psiquiatr, 34 (5):309-16, 2006.
  4. Sahoo S et al, Choking Phobia : An Uncommon Phobic Disorder, Treated with Behavior Therapy : A Case Report and Review of the Literature, Shanghai Arch Psychiatry, ;28 (6):349-352, 2016.
  5. Eckhardt S et al, An ARFID case report combining family-based treatment with the unified protocol for Transdiagnostic treatment of emotional disorders in children, J Eat Disord, 24; 7:34, 2019.
  6. Strand M, [ARFID: food restriction without fear of weight gain], Lakartidningen, 115:E97R. 2018.
  7. Tanıdır C and Hergüner S,  Mirtazapine for Choking Phobia: Report of a Pediatric Case, J Child Adolesc Psychopharmacol, 25 (8):659-60, 2015.
  8. Silvia Scemes S et al, Choking phobia: full remission following behavior therapy, Braz J Psychiatry, 31(3):257-60, 2009.

 

 

 

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