HOMA index

 

 

 

Queste analisi sono di una mia paziente.

 

Glicemia a digiuno nel range, insulina nel range. Dovrebbe essere tutto a posto, giusto? E invece no. C’è un indice che rivela che c’è qualcosa che non va. Questo indice si chiama HOMA e si ottiene con un calcolo molto semplice:

 

(glicemia x insulina)/405

 

Il risultato ottimale deve essere inferiore a 1.5.

 

Qui abbiamo un HOMA di 3.4. Significa insulino-resistenza, ossia l’anticamera del diabete, oltre che di eventi cardiovascolari. Cioè l’insulina non riesce a entrare nelle cellule e i suoi valori nel sangue tendono progressivamente ad aumentare. Infatti se andiamo a vedere l’emoglobina glicata è già fuori range (6.5%), il che indica picchi frequenti di glicemia durante la giornata. 

 

Succede perché la glicemia che si fa al mattino nel laboratorio esprime solo il valore dopo una notte di digiuno. Ma se ci sono frequentemente picchi elevati dopo i pasti, nessuno se ne accorge ma vengono registrati nel corpo. E allora attacchi di fame, difficoltà a perdere peso, stanchezza cronica, sbalzi di umore

 

Questo riguarda anche chi soffre di ovaio policistico, una condizione diffusissima tra le donne, che si accompagna praticamente sempre a insulino-resistenza.

 

Poi magari chiedi al medico di poter approfondire e ovviamente non se ne parla, perché per lui con glicemia e insulina nella norma è tutto a posto. 

 

In questi casi la soluzione è una: tenere bassa (ma nella norma) la glicemia, dimodoché l’insulina scenda di conseguenza.

 

Facciamo degli esempi:

• con una glicemia di 80 e un’insulina di 12, l’HOMA scende già a 2.3.

• con una glicemia di 70 e un’insulina di 9, l’HOMA scende a 1.5. Perfetto.

 

Questo si ottiene in tre modalità.

 

1) DIETA. Va ricercata quella famosa “calma glicemica e insulinemica” durante i pasti, ossia controllando non solo la quantità ma anche la qualità dei carboidrati inseriti (alimenti e abbinamenti che producano meno picchi glicemici possibili). Qui possono trovare applicazione schemi come la dieta a zona, il digiuno intermittente, la chetogenica o comunque regimi di base low-carbs. Dimagrire urgentemente, se c'è da dimagrire (e in questi casi c'è praticamente sempre da dimagrire).

 

2) RIPOSO. Se siete in una condizione di stress cronico e non dormite bene, si impennano gli ormoni dello stress che non fanno altro che alzare ancora di più la glicemia e peggiorare la situazione. Questo pur rispettando la dieta e allenandosi.

 

3) ALLENAMENTO. Riposo non vuol dire ozio. Vuol dire allenarsi con criterio, lasciando il giusto spazio al recupero. Vanno resi i muscoli più recettivi al glucosio, e questo si ottiene attraverso sport che richiedano contrazioni potenti e decise contro resistenze, cioè i pesi. Sì, le camminate, il movimento in generale aiutano lo smaltimento del glucosio dopo il pasto, ma non migliorano la sensibilità all’insulina. I pesi invece consumano il glicogeno, “aprono” i recettori e consentono ai carboidrati che mangiate di entrare nei muscoli.

 

Poi se volete continuare a credere che la pedana vibrante, le camminate o l’aquagym siano equivalenti, liberi di sognare.

 

  

 

BIBLIOGRAFIA

 

  1. Matthews DR et al. Homeostasis model assessment: insulin resistance and beta-cell function from fasting plasma glucose and insulin concentrations in man. Diabetologia. 28 (7):412-9, 1985.
  2. Mengxing Wang M et al. Association between triglyceride glucose index and atherosclerotic plaques and Burden: findings from a community-based study. Cardiovasc Diabetol. 21 (1):204, 2022. 
  3. Lewandowski KC et al. How much insulin resistance in polycystic ovary syndrome? Comparison of HOMA-IR and insulin resistance (Belfiore) index models. Arch Med Sci. 15 (3):613-618, 2019.

 

 

 

 

 

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