Dal cibo degli angeli a quello del diavolo

 

 

Il cibo degli angeli è il latte materno, una sorta di miracolo nutrizionale, non esiste nessun altro alimento simile in natura.

 

Il problema comincia al momento dello svezzamento. Più correttamente, il problema si presenta non tanto allo svezzamento ma nel POST-svezzamento, quando l'alimentazione dei bambini viene liberalizzata. Fino ai 36 mesi infatti i prodotti per bambini sono ipercontrollati, dopo regna il caos più assoluto.

 

I piccoli iniziano a conoscere il cibo “dei grandi”. E iniziano i problemi. Inizia la fidelizzazione del mondo del commercio, volta a creare dipendenza. E la dipendenza è la porta per l’obesità e le patologie correlate.

 

  • prodotti dell’ossidazione del colesterolo e dei lipidi
  • grassi trans
  • grassi idrogenati
  • oli tropicali
  • additivi
  • coloranti
  • conservanti
  • sciroppo di glucosio-fruttosio
  • acrilammide
  • acroleina
  • interferenti endocrini

 

E poi ovviamente zucchero e sale aggiunti ovunque, a profusione, proprio per creare palatabilità e dipendenza. Il cibo diventa una trappola.

 

Tutti ingredienti che sfrutteranno come un cavallo di Troia alimenti dalla forte attrattività per i bambini per entrare nella loro alimentazione e renderli fedeli consumatori: biscotti, brioche, cornetti, merendine, creme, gelati, würstel, hot-dog, maionese, bibite zuccherate, patatine in busta, patatine fritte del commercio, prodotti impanati surgelati...

 

 

Un purgatorio di tentazioni alimentari che li accompagnerà per il resto della loro vita.

 

A quel punto, quando ormai il problema è esploso, i genitori portano il bambino a visita dal nutrizionista, aspettandosi di ritorno un foglio di carta su cui è stampata una dieta. Non funziona così. Questo significa delegare tutto alla responsabilità del bambino, che è semplicemente la vittima di un sistema commerciale creato ad arte.

 

Allo stesso tempo i genitori fanno la spesa e mettono in tavola ogni ben di Dio, perché tanto “lui deve mangiare le cose della dieta”. Di nuovo, non funziona così. La famiglia è un esempio fondamentale per un bambino. Davanti a un problema di peso del figlio, tutta la famiglia deve mettersi in discussione.

 

Non c'è niente di più fallimentare che sperare che un bambino segua una dieta. L’intera famiglia deve collaborare e rendersi partecipe del cambiamento. Cominciando dal mettersi tutti seduti a tavola, e non il bambino a scuola, il padre alla tavola calda e la mamma al bar.

 

Il bambino va educato alla tavola, così come lo si educa alle buone maniere, a lavarsi, ad andare in bagno, a salutare quando entra nei posti, a stare in società.

 

Dove, come e con chi si mangia deve venire sullo stesso piano di quanto e cosa si mangia.

 

 

 

Tratto dalla mia tesi per il Perfezionamento in Nutrizione Umana, conseguito presso l'Università Aldo Moro di Bari.

 

 

 

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